La nostra rubrica oggi affronta il tema degli edifici Zemb introdotti con la nuova EPBD IV al fine di conseguire la neutralità climatica entro il 2050. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Con l’introduzione della nuova direttiva europea EPBD IV, si fa un ulteriore passo avanti nella transizione verso un’edilizia più sostenibile e rispettosa dell’ambiente. Al centro di questa rivoluzione c’è il concetto di ZEMB, acronimo di Zero Emission Building, ovvero Edificio a Emissioni Zero.
Questa nuova categoria rappresenta un’evoluzione significativa rispetto agli edifici a energia quasi zero (NZEB), già noti nel settore.
Cosa cambia con la Direttiva EPBD IV?
La direttiva EPBD IV, attesa per l’approvazione definitiva e il recepimento a livello nazionale, stabilisce che a partire dal gennaio 2028 tutti gli edifici pubblici di nuova costruzione dovranno essere ZEMB. Dal 2030, invece, l’obbligo si estenderà a tutti i nuovi edifici. Questo cambiamento epocale impone un ripensamento radicale delle modalità di progettazione e costruzione, ponendo l’accento su tecnologie avanzate e l’uso esclusivo di energie rinnovabili.
NZEB e a Zemb: le differenze
Gli NZEB (Nearly Zero-Energy Buildings) sono edifici caratterizzati da un’altissima prestazione energetica, in cui il fabbisogno energetico, molto basso o quasi nullo, è coperto in misura significativa da energia proveniente da fonti rinnovabili. Questa energia può essere prodotta in loco o nelle vicinanze, rendendo l’edificio altamente efficiente e sostenibile.
Gli ZEMB, invece, rappresentano un livello ulteriore di sostenibilità. Non solo l’edificio deve essere ad altissima prestazione energetica, ma qualsiasi fabbisogno residuo di energia, per quanto minimo, deve essere interamente coperto da:
- Fonti rinnovabili generate o stoccate in loco;
- Fonti rinnovabili generate nelle vicinanze;
- Una comunità di energia rinnovabile, che rappresenta un approccio innovativo per la condivisione dell’energia pulita tra più edifici o utenti.
L’obiettivo della Direttiva EPBD IV
L’obiettivo della direttiva EPBD IV è ambizioso: ridurre drasticamente le emissioni di carbonio degli edifici, contribuendo in maniera decisiva agli obiettivi climatici europei. La transizione verso gli ZEMB comporta non solo un miglioramento delle tecnologie edilizie, ma anche un cambiamento culturale e operativo nel settore delle costruzioni.
Il metodo di calcolo dinamico orario
Un elemento centrale della nuova direttiva è l’introduzione del metodo di calcolo dinamico orario per la valutazione delle prestazioni energetiche degli edifici. Questo metodo, che diventerà obbligatorio, permette di analizzare in modo più preciso e dettagliato l’effettivo comportamento energetico degli edifici, tenendo conto delle variazioni orarie delle condizioni ambientali e dell’uso degli edifici stessi. Questa maggiore precisione consente di progettare edifici non solo efficienti dal punto di vista energetico, ma anche ottimizzati per l’utilizzo delle risorse rinnovabili.
Con l’avvento della direttiva EPBD IV e l’introduzione degli ZEMB, il settore edilizio è chiamato a una sfida cruciale: quella di ridurre a zero l’impatto ambientale degli edifici, spingendo al massimo l’adozione di energie rinnovabili e tecnologie innovative. Questa transizione, seppur complessa, rappresenta un passo decisivo verso un futuro più sostenibile, dove gli edifici non saranno solo efficienti dal punto di vista energetico, ma anche completamente autonomi e rispettosi dell’ambiente.
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