Pnrr: in ritardo i 19 miliardi. La strategia del Governo

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I 19 miliardi per la terza tranche previsti nel PNRR sono ancora in ritardo. La strategia del Governo è quella di isolare i progetti “poco realistici”

Se ne parlava già ad inizio aprile, ma i correttivi per sbloccare la tranche da 19 miliardi non sono andati a centro.

Il Governo studia da mesi le “mosse” per rimodulare il Piano, ma ciò vale solo per progetti realizzabili.
Intanto La Commissione Europea non eroga i fondi previsti.

La strategia del Governo è quella di isolare i progetti “poco realistici” e portare avanti quelli realizzabili entro il 2026, lavorando sulle garanzie per le imprese che partecipano ai bandi e migliorare l’organizzazione della struttura della Pubblica amministrazione per il PNRR.

Il Piano del Governo per sbloccare la terza rata

L’ipotesi che sta prendendo corpo è quella di “congelare” 300-400 milioni sui 19 miliardi della terza rata. Dall’Italia arrivano ripetuti annunci sulla revisione dei progetti. Solo pochi dettagli. Intanto a Bruxelles è cresciuta l’insofferenza. E così i fondi attesi da gennaio, sono bloccati.

Ma la soluzione potrebbe essere, nel caso della terza rata da 19 miliardi, una clausola che implicherebbe il versamento da Bruxelles di quasi tutta la somma prevista ad eccezione di 300 o 400 milioni. E, per la quarta rata da 16 miliardi, che è legata a 27 obiettivi che l’Italia dovrebbe raggiungere entro giugno, la quota di pagamenti congelati potrebbe invece essere più alta.

Lo scorso mese di aprile, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sentito in audizione in commissione Bilancio al Senato, si era presentato ottimista. «È in corso la valutazione, da parte della Commissione europea – aveva detto – della terza domanda di pagamento presentata nel mese di dicembre scorso, per un valore di circa 19 miliardi di euro, importo che prevediamo di acquisire nel prossimo mese di maggio».

Ma poi le cose sono cambiate.

Bruxelles può “congelare” i fondi Pnrr in base agli obiettivi

Bruxelles può defalcare una somma calcolata in base al peso degli obiettivi che mancano. Il Governo ha un mese di tempo per contestare il congelamento dei fondi e, se l’obiezione viene respinta, ha sei mesi per mettersi in linea. Ma se il ritardo rimane anche dopo sei mesi, la quota di pagamento già bloccata viene “sospesa in permanenza e dedotta”.

In altre parole, si perde una parte dei soldi del Recovery.

E visto che si mette in discussione il pagamento della terza tranche, figuriamoci l’erogazione della quarta! Anche perché l’Italia ha comunicato a Bruxelles che è in ritardo su 10 dei 27 obiettivi di giugno legati a un nuovo pagamento da 16 miliardi. Senza dimenticare che, come stilato nella relazione della Corte dei Conti presentata a fine marzo, il picco di spesa per l’Italia è atteso tra il 2024 e il 2025, quando ci saranno (ci sarebbero, il condizionale è d’obbligo) 45 miliardi da utilizzare.

Perché l’Ue blocca i pagamenti del PNRR?

L’Europa blocca i fondi del Pnrr: perché “L’Italia non riesce a spendere i soldi”. Bruxelles ha puntato l’attenzione su tre misure che avrebbero dovuto essere attuate entro il 2022 e che non sono state rispettate.

I 19 miliardi per la terza tranche previsti nel Pnrr sono ancora in ritardo. La strategia del Governo è quella di isolare i progetti “poco realistici”

Pnrr: l’Italia ha realizzato (però) gli obiettivi previsti per il 2021 e 2022

«L’Italia ha finora conseguito tutti gli obiettivi previsti dal Pnrr per gli anni 2021 e 2022. Si tratta di 151 obiettivi sul totale dei 527 previsti dal Pnrr fino al 2026. Nel 2023 gli obiettivi sono 96, di cui 27 nel primo semestre e 69 nel secondo semestre».
«Dal punto di vista delle risorse Pnrr già acquisite – ha aggiunto il ministro – l‘Italia ha ricevuto in totale 66,9 miliardi di euro, di cui 24,9 miliardi di euro a titolo di prefinanziamento e 42 miliardi di euro a rimborso della prima e seconda domanda di pagamento».

La possibilità di aggiornare il Piano

Per quel che riguarda la possibilità di cambiare il Piano, il ministro Giorgetti è tornato a discutere sulle condizioni modificate. «Credo che un aggiornamento» del Pnrr «sia necessario».
E alla domanda relativa al futuro, di andare cioè oltre al 2026, ha risposto che non sa. «Dico che rispetto al momento in cui i piani sono stati redatti, è successo qualcosa che ha mandano in tilt l’intero sistema economico. Quindi parlarne non dovrebbe essere un tabù».

Approfondimento: Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ed anche “Il contributo del PNRR all’attuazione dell’Agenda 2030
Il nuovo Codice degli Appalti: perplessità dal mondo delle professioni

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