Equo compenso codice appalti, CNI espone critiche sui ribassi

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Il tema dell’equo compenso nel codice degli appalti è stato ancora una volta messo in rilievo durante le consultazioni al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Sulla questione interviene il CNI.

Equo compenso codice appalti

In questi giorni è in corso una consultazione pubblica del MIT riguardante il Codice dei Contratti. Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) è recentemente intervenuto riguardo alle prese di posizione di alcuni stakeholder nell’ambito della consultazione del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) sul Codice dei Contratti. Uno dei temi più dibattuti in questa consultazione è quello dell’Equo compenso. Alcuni stakeholder sostengono che negli appalti pubblici non dovrebbe essere applicata la norma sull’Equo compenso, senza specificare quale articolo di legge giustifichi questa posizione. L’evidente obiettivo sembra essere quello di garantire risparmi per i propri associati, a scapito dei professionisti tecnici. Limiti al ribasso e impatti sulla qualità

Secondo il CNI non è chiaro come si possa garantire l’Equo compenso introducendo criteri che limitino i ribassi.
Si sottolinea che criteri simili erano già stati introdotti nelle linee guida dell’ANAC per i SIA (servizi di ingegneria e architettura) e non hanno impedito ribassi superiori al 70%. Le sentenze del TAR del Veneto e del Lazio impongono un limite al ribasso che tende al 20%, corrispondente alle spese.
Questo solleva la domanda: “quale ribasso è considerato accettabile da questi stakeholder? Si ritiene congruo un ribasso del 30%, del 40% o del 50%? E chi è incaricato di fissare il limite della decenza?

Conseguenze di ribassi elevati equo compenso codice appalti

Secondo il CNI va inoltre considerato che un ribasso elevato applicato alle prestazioni professionali,
ad esempio del 50%, comporta un risparmio globale modestissimo nella realizzazione dell’opera, quantificabile in pochi punti percentuali. Al contrario, una tale riduzione ha un impatto enorme sul lavoro del professionista, compromettendo significativamente la qualità della prestazione.

Il CNI sollecita una riflessione seria e approfondita su questi temi, affinché si possa garantire il giusto compenso ai professionisti tecnici, preservando la qualità delle prestazioni e il corretto funzionamento del mercato degli appalti pubblici.

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