Efficienza energetica imprese, intervista a Rino Romani di ISNOVA

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Affrontiamo il tema dell’efficienza energetica delle imprese con Rino Romani, Direttore Generale di ISNOVA (Istituto per la Promozione dell’Innovazione Tecnologica). Ecco quali sono le opzioni disponibili per ridurre i costi legati all’energia.

Efficienza Energetica imprese

L’efficienza energetica delle imprese è un tema di grande importanza e attualità. In un contesto in cui i prezzi dell’energia sono spesso volatili e in aumento, parlare dell’uso efficiente dell’energia può essere importante. Soprattutto per ridurre i costi operativi.
Le piccole e medie imprese (PMI) inoltre, svolgono un ruolo fondamentale nell’economia globale; il loro contributo all’efficienza energetica è infatti essenziale anche per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale.
Implementare misure di efficienza energetica può rappresentare una significativa riduzione dei consumi di energia, che a sua volta si traduce in risparmi finanziari consistenti per le imprese.
In questa intervista affrontiamo il tema in maniera più approfondita insieme all’Ing. Rino Romani, Direttore Generale di ISNOVA (Istituto per la Promozione dell’Innovazione Tecnologica).


ISNOVA, società consortile partecipata – tra gli altri da ENEA, opera sin dal 1991 nel settore dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili.
L’obiettivo è quello di fornire una gamma di servizi che includono informazione, formazione, assistenza tecnica, pianificazione e gestione economica-finanziaria. ISNOVA è impegnata attivamente nella promozione dello sviluppo e della diffusione di nuove tecnologie nel settore energetico.

I consumi delle imprese

Ing. Rino Romani, quanta energia consumano le PMI e le industrie italiane per la produzione dei loro prodotti o servizi? Quali sono le principali fonti di consumo energetico?

“Uno degli ultimi rapporti annuali dell’ISTAT riporta che in Italia si registrano circa 4,4 milioni di imprese. Di cui circa 200,000 sono classificabili come piccole imprese (numero di dipendenti compreso tra 2 e 9 addetti) e circa 28.000 come medie e grandi imprese. A fronte di una buona disponibilità di dati economici, di numero di addetti, ecc, si deve tuttavia registrare una carenza di dati energetici omogenei per il comparto delle PMI, sia in Italia sia in Europa.
Dal punto di vista dei consumi di energia l’ultimo rapporto annuale sull’efficienza energetica dell’ENEA riporta che le aziende catalogabili come grandi consumatori di energia (energy intensive) consumano circa il 56% del consumo di energia del settore industriale, che nel 2021 è stato pari a circa 26 milioni di tep.
Con questi dati le imprese energy intensive, che comprendono anche le medie imprese, hanno un consumo annuale di circa 15 milioni di tep. In termini di principali fonti energetiche di consumo si ha che nel comparto industriale l’energia elettrica incide per il 41%, il gas per il 34%, i prodotti petroliferi per circa il 7%, il resto è costituito da calore derivato e fonti rinnovabili“.

Come affrontano le imprese italiane il problema del raffreddamento degli ambienti durante i mesi estivi? Quali strategie adottano per ridurre il consumo energetico associato al raffreddamento?

“Nel caso di piccole e medie imprese del settore industriale l’energia utilizzata per il raffreddamento degli ambienti nei mesi estivi è per lo più impiegata per il raffreddamento degli uffici. Ma in alcuni settori produttivi, elettronica, automotive, farmaceutico, tessile, telecomunicazioni anche per il raffreddamento degli ambienti di produzione.

Essa comunque rappresenta una quota piccola rispetto all’energia impiegata per la produzione dei beni. Sulla base di alcuni dati presenti nei quaderni resi disponibili da ENEA, ottenuti dalla elaborazione delle informazioni contenute nei rapporti di diagnosi energetica presentati ai sensi dell’art.8 del Dlgs 102/2014, si ha che nel farmaceutico il raffreddamento degli ambienti incide per una quota significativa, circa il 30% dei consumi finali, mentre per la produzione del vetro, per le fonderie, per le cementerie l’incidenza è quasi nulla.

Dal punto di vista impiantistico vengono utilizzati prevalentemente gruppi a compressione e in alcuni casi gruppi ad assorbimento. Le pompe di calore si stanno diffondendo abbastanza velocemente in particolare in quei casi in cui il gruppo a compressione è giunto a fine vita. Per ridurre il consumo energetico associato al raffreddamento degli ambienti, oltre ad utilizzare sempre più spesso macchine con rendimenti più alti, vengono adottate tutte quelle misure in grado di ridurre l’energia necessaria per mantenere il comfort richiesto.
Tali misure riguardano l’edificio, utilizzo di materiali a bassa trasmittanza ed elevato indice di riflettanza solare oltre a schermature solari, ma anche l’adozione di comportamenti virtuosi.
Diversamente dalle piccole e medie imprese del settore industriale, in particolare quelle del settore terziario, i consumi e di conseguenza la spesa energetica per il raffreddamento degli ambienti rappresentano una quota significativa dei consumi energetici totali”.

Quali sono le sfide più comuni legate agli edifici utilizzati dalle piccole medie imprese e dalle industrie in Italia in termini di efficienza energetica?

“Utilizzare lo stesso approccio per migliorare l’efficienza energetica che si usa per gli edifici civili anche per imprese ed edifici industriali porta di solito a risultati scadenti. Nel caso di progettazione o ristrutturazione profonda di un edificio industriale finalizzata a migliorarne l’efficienza energetica è necessario andare oltre le tecnologie esistenti per il settore civile.

Per gli edifici industriali le caratteristiche della struttura dell’involucro devono tener conto delle lavorazioni delle apparecchiature e macchinari presenti all’interno. Ultimamente, a livello nazionale ed europeo, è stata sviluppata molta legislazione e normativa per migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Tuttavia, la maggior parte di queste norme riguarda gli edifici civili e non gli edifici industriali. Inoltre, le lavorazioni che avvengono negli edifici industriali sono molto diverse ed è pertanto necessario nella formulazione di norme e linee guida per migliorare l’efficienza energetica negli edifici industriali tener conto di queste diversità”.

Qual è il livello di consapevolezza e adozione di misure di efficienza energetica tra le PMI e le industrie italiane? Esiste una cultura diffusa di risparmio energetico?

“Uno dei tipici connotati della cultura industriale italiana è rappresentato da una significativa renitenza all’innovazione tecnologica dei processi di produzione come evidenziato dalla diffusa avversità all’innovazione, come pure la bassa propensione all’investimento e la scarsa strutturazione aziendale (emblematico è il caso della tecnologia di ricompressione meccanica del vapore. Si tratta di una tecnologia ormai matura, eppure stenta ancora a raggiungere quel livello di diffusione che le compete).
Al fine di migliorare questa situazione, l’art. 8 comma 10 ter del D.Lgs. 102/2014 e s.m.i prevede che l’ENEA realizzi annualmente dal 2021 al 2030 un programma annuale di sensibilizzazione ed assistenza alle piccole e medie imprese per l’esecuzione di diagnosi energetiche presso i propri siti produttivi e per la realizzazione degli interventi di efficientamento energetico proposti nelle diagnosi stesse. Con questa iniziativa il legislatore intende rimuovere le principali barriere, a cominciare dalla mancanza di competenze, che impediscono alle piccole imprese nazionali di raccogliere i benefici ottenibili con l’adozione di misure di miglioramento dell’efficienza energetica.

Consapevolezza su tematiche ambientali

efficienza energetica imprese


In questo comparto si registra una scarsa conoscenza degli strumenti atti a favorire la realizzazione di diagnosi energetiche e l’implementazione degli interventi individuati diversamente da quanto si osserva nelle medie e grandi imprese del settore industriale. In quest’ultime, infatti, anche in quelle dove la spesa energetica ha una scarsa incidenza sul costo di produzione, una sempre maggiore consapevolezza delle problematiche ambientali derivanti dall’uso di energia da combustibili fossili le spinge ad attuare misure di efficientamento energetico e di utilizzo di energia da fonte rinnovabile“.

Come influisce l’aspetto dell’involucro edile degli edifici utilizzati dalle imprese italiane sulla loro efficienza energetica? Quali miglioramenti possono essere apportati in questo ambito?

La voce relativa ai consumi di energia che fanno riferimento all’edificio sono per lo più attinenti alla climatizzazione invernale e estiva degli ambienti. In molte realtà industriali nel periodo invernale è necessario riscaldare per mantenere condizioni di comfort agli addetti. In altre il calore generato dai macchinari è sufficiente a mantenere queste condizioni di comfort nel periodo invernale.
Nel periodo estivo invece il calore prodotto dai macchinari deve essere espulso attraverso opportuni impianti di raffreddamento.
In considerazione del fatto che, per la maggior parte delle aziende, la spesa energetica per la climatizzazione degli ambienti è minima rispetto alla spesa energetica totale, l’edificio è spesso costituito da materiali con scarsa capacità termica, con tutti i vantaggi e svantaggi che ne conseguono.
Inoltre, migliorare l’efficienza energetica di un edificio industriale comporta degli investimenti con tempi di ritorno lunghi, come nel caso degli edifici civili. Non è detto quindi che in quell’edificio le lavorazioni e i macchinari presenti rimangano gli stessi per il tempo necessario almeno per far ritornare l’investimento effettuato.
È principalmente per una questione di costi benefici che, per mantenere le condizioni di comfort in ambienti industriali, si preferisce agire sugli impianti adottando tecnologie più performanti e cioè che a parità di servizio reso consumano meno energia”.

Quali programmi supporto sono disponibili in Italia per le PMI che desiderano migliorare l’efficienza energetica?

“L’Italia ancora oggi importa dall’estero più del 70% del suo fabbisogno energetico. L’efficienza energetica, pertanto, ha rivestito sempre un ruolo prioritario specialmente in quei settori e nelle imprese che utilizzano molta energia. Da parte di tutti i governi che si sono avvicendati dalla prima crisi energetica degli anni ’70 dello scorso secolo ad oggi, c’è stata sempre una disponibilità a mettere in campo, attraverso vari meccanismi d’incentivazione, risorse economiche per la realizzazione di interventi di efficienza energetica in tutti i settori economici“.

Le norme

“Già la legge 308/82 seguita dalla legge 10/91 promuovevano la realizzazione di interventi di efficienza energetica con incentivi sia in conto capitale che in conto interesse. Successivamente il cosiddetto CIP6/92 incentivava la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile o assimilabile. Con l’entrata in vigore dei decreti di liberalizzazione dell’energia, decreto n.79/99 e n.164/01, ad aprile 2001 è stato pubblicato il primo decreto relativo al meccanismo dei titoli di efficienza energetica, meglio conosciuto come il meccanismo dei certificati bianchi, tuttora in vigore.

La legge finanziaria n.296/06 ha introdotto le detrazioni fiscali per interventi di efficienza energetica da realizzarsi su edifici esistenti. Con l’introduzione, infine del meccanismo del “Conto Termico” a dicembre del 2012 e con l’istituzione del Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica nel 2019, si completa il quadro degli incentivi nazionale a disposizione delle PMI per la realizzazione di interventi di efficientamento energetico. Per completezza d’informazione anche il meccanismo del credito d’imposta per gli investimenti in beni materiali contempla anche interventi per l’efficienza energetica”.


Come affermato dall’Ing. Rino Romani i meccanismi disponibili per le Piccole medie imprese e le industrie che desiderano migliorare l’efficienza energetica degli edifici sono:

  • il meccanismo dei certificati bianchi;
  • l’Ecobonus;
  • il Conto Termico;
  • il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica;
  • il credito d’imposta.

Quali tecnologie o soluzioni innovative sono disponibili per aiutare le imprese italiane a ottimizzare l’uso dell’energia e a ridurre i costi energetici?

“L’attuale scenario di transizione energetica richiede l’adozione di un nuovo modello di sviluppo sostenibile. Un modello basato su un consumo di energia consapevole e produzione di energia da fonti a basso contenuto di carbonio (es. rinnovabili). È necessario, pertanto, attivare un circolo virtuoso di investimenti in tecnologia e in capitale umano per ottimizzare e rendere energeticamente efficienti i processi produttivi. In ambito tecnologico gli investimenti devono essere indirizzati verso sistemi di combustione più efficienti. Si tratta per esempio della sostituzione di motori elettrici esistenti con motori ad alta efficienza, oppure l’installazione di inverter su motori soggetti a carichi variabili.

Inoltre l’utilizzo di impianti di cogenerazione di energia elettrica e calore, l’ottimizzazione dei sistemi vapore, la scelta di impianti di illuminazione che utilizzano lampade a basso consumo di energia.
Il revamping di intere linee di produzione finalizzato ad incrementarne l’efficienza energetica, ecc.

I programmi di manutenzione preventiva

Inoltre d’importanza sempre più rilevante sono i programmi di manutenzione preventiva e predittiva . Questi infatti rappresentano due approcci chiave nella gestione dell’attività di manutenzione in un’azienda o in un impianto industriale.
Entrambi mirano a ridurre il rischio di guasti imprevisti e a mantenere le attrezzature o le infrastrutture in condizioni ottimali. Inoltre servono a garantire la massima affidabilità e durata delle attrezzature mediante il monitoraggio e la gestione delle prestazioni dei macchinari (digitalizzazione dei processi produttivi). In questo modo è possibile tenerli sotto controllo e ottenere informazioni elaborabili per ottimizzare il sistema produttivo e ridurne i consumi di energia.
In generale, l’esame del contesto produttivo evidenzia che la maggioranza delle PMI ritiene le tecnologie innovative dei processi di produzione e dei servizi tecnologici eccessivamente costose.
Al contempo, raramente vengono effettuate semplici analisi teoriche di consumi specifici. Queste permetterebbero di individuare e quantificare le aree di spreco ed i risparmi ottenibili . Basterebbero piccoli investimenti a rapidissimo ritorno, se non addirittura con semplici provvedimenti organizzativi e manutentivi”.

La carenza di competenze

Gran parte delle PMI operanti nel settore industriale non sono dotate delle competenze e conoscenze necessarie.
La disponibilità di adeguate professionalità rappresenta, infatti, il fattore abilitante per sfruttare il potenziale tecnico ed economico di risparmio energetico conseguibile. Questo consentirebbe l’adozione delle migliori tecnologie disponibili sul mercato. Nel contesto lavorativo di cui trattasi, quanto appena detto mette in luce l’importanza della partecipazione dei dipendenti a programmi di formazione e aggiornamento professionale. Questo in un’ottica di apprendimento permanente sempre più necessario per rendere le persone più preparate ad affrontare le sfide di un mondo in costante cambiamento”.

Come evidenziato dall’Ing. Rino Romani per le PMI, affrontare l’efficienza energetica può rappresentare una sfida. È fondamentale sottolineare che esistono molte risorse e strumenti a disposizione per aiutarle a raggiungere i propri obiettivi. L’efficienza energetica delle imprese non è solo una necessità ambientale, ma anche un’opportunità economica. Affrontare questo tema in modo proattivo può portare benefici significativi.

EFFICIENZA ENERGETICA E RIDUZIONE DEI CONSUMI

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