Il settore delle costruzioni e demolizioni domina la produzione di rifiuti speciali ricoprendo il 47,7%, ma il riciclo supera gli obiettivi normativi sviluppando l’edilizia sostenibile in Italia. Cresce la cosapevolezza anche nella scelta dei materiali. Tutti i dati del rapporto ISPRA.
Il settore delle costruzioni e demolizioni continua a rappresentare una significativa fonte di rifiuti speciali, contribuendo con quasi la metà (47,7%) della produzione totale. Si tratta di 78,7 milioni di tonnellate di rifiuti che vengono prodotti dal mondo delle costruzioni ogni anno. Tuttavia è incoraggiante notare che il settore ha superato ampiamente l’obiettivo del 70% di riciclo fissato dalla normativa al 2020, raggiungendo una percentuale dell’80,1%.
I dati presentati oggi nel Rapporto ISPRA sui Rifiuti speciali pongono l’accento su nuovi scenari e sollecitano una riflessione fondamentale riguardo al futuro dell’edilizia sostenibile in Italia.
Cosa dice il Rapporto ISPRA
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale ISPRA presenta ogni anni il Rapporto Rifiuti Speciali.
Giunto alla sua ventiduesima edizione, il Rapporto è frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’ISPRA, con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la Protezione dell’Ambiente, in attuazione di uno specifico compito istituzionale previsto dall’art.189 del d.lgs. n. 152/2006.
Nel dettaglio il rapporto analizza la produzione dei rifiuti speciali per tutti i settori. Quest’anno il dato generico rileva una notevole crescita nella produzione dei rifiuti speciali, che raggiunto la cifra di 165 milioni di tonnellate. Si tratta di un aumento del 12,2% corrispondente a circa 18 milioni di tonnellate in più rispetto agli anni precedenti.
Prima il blocco delle attività economiche causate dalla pandemia e poi la ripresa nei settori industriale, artigianale e dei servizi hanno portato a un incremento significativo dei rifiuti generati dalle attività produttive.
L’Europa punta all’efficienza energetica degli edifici
L’Europa in questi anni con il Grean Deal è impegnata nella lotta al cambiamento climatico ponendosi come obiettivo la riduzione delle emissioni di CO2.
Sono innumerevoli i percorsi già tracciati per raggiungere la neutralità climatica al 2050 con alcuni step (55%) al 2030. Il programma “Fit for 55”, la nuova Direttiva EPBD 4 e molti altri programmi stanno portando avanti azioni concrete volte al cambiamneto. In questo scenario anche la scelta dei materiali e delle metodologie costruttive gioca un ruolo fondamentale nel determinare l’impatto ambientale di un edificio. Nei prossimi anni bisognerà sempre di più interrogarsi sulla qualità dei materiali utilizzati per le costruzioni.
Edilizia sostenibile in Italia
Secondo il primo Impact Report di GBC Italia presentato a giugno l’edilizia sostenibile certificata sarebbe in grado di ridurre l’impatto ambientale e generare un risparmio da 189 milioni di euro l’anno. L’impact Report illustra un’analisi dettagliata del ruolo fondamentale che i protocolli energetico-ambientali LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) e GBC (Green Building Council) potrebbero svolgere per il nostro Paese. Secondo questo scenario tra il 2023 e 2030, gli edifici certificati potrebbero generare un risparmio annuo stimato di 474.672 tonnellate di CO2 e di 3,6 miliardi di litri d’acqua.
Il ruolo del recupero nella produzione di rilevati e sottofondi stradali
Il Rapporto di ISPRA evidenzia un dato che rappresenta ancora un nodo da sciogliere. Il recupero dei rifiuti provenienti dalle attività di costruzione e demolizione si concentra principalmente sulla produzione di rilevati e sottofondi stradali. Questo significa che i materiali recuperati vengono principalmente utilizzati come riempimenti o costruzione di sottofondi stradali e non per fini diversi come la realizzazione di fondazioni. Questo significa che si può fare di più e si può fare meglio.
La gestione dei rifiuti speciali in Italia
In Italia, la gestione dei rifiuti speciali è affidata a oltre 10.000 impianti distribuiti su tutto il territorio nazionale. La maggior parte di questi impianti si trova al Nord (5.928), seguita dal Centro (1.899) e dal Sud (2.936). È importante sottolineare che il 72,1% dei rifiuti speciali viene recuperato come materia prima, mentre solo il 5,7% del totale gestito viene smaltito in discarica, corrispondente a circa 10,2 milioni di tonnellate.
Le regioni italiane più produttive
Le regioni italiane che generano la maggior quantità di rifiuti speciali la Lombardia (37,4 milioni di tonnellate), il Veneto (18 milioni) e l’Emilia Romagna (14,6 milioni). Nel Centro Italia, la maggiore produzione si registra nel Lazio (10,2 milioni), mentre al Sud è la Puglia (11,4 milioni) a primeggiare.
Sfide e opportunità per un’edilizia sostenibile in Italia
Il rapporto evidenzia anche alcune criticità nella gestione di specifiche tipologie di rifiuti speciali, quelli contenenti amianto, i veicoli fuori uso, i pneumatici fuori uso, i fanghi di depurazione delle acque reflue urbane e i rifiuti sanitari. Tuttavia, offre anche spunti per migliorare la situazione, come l’implementazione di tecnologie di recupero energetico per i fanghi di depurazione e un maggiore focus sul riciclo per le altre tipologie di rifiuti.
Il ventiduesimo Rapporto Rifiuti Speciali di ISPRA conferma che il settore delle costruzioni ha compiuto notevoli progressi nel riciclo dei suoi rifiuti, superando l’obiettivo del 70%ato dalla normativa. Questo risultato positivo dimostra che l’economia circolare può rappresentare una soluzione efficace per ridurre l’impatto ambientale e promuovere la sibilità nel settore delle costruzioni. Tuttavia, è necessario continuare a investire in tecnologie innovative e pratiche sostenibili per affrontare le sfide rimanenti e raggiungere obiettivi ancora più ambiziosi nel futuro.
Leggi qui il rapporto ISPRA