Lo sblocco dei crediti incagliati va fatto rapidamente per salvare imprese e cittadini rimasti impigliati nel meccanismo “dantesco”
Lo sblocco dei crediti incagliati è il problema che mantiene ancora aperto il dibattito. L’ipotesi di usare la compensazione con F24 per sboccare i crediti di imposta incagliati potrebbe realizzarsi solo in alcune banche: le novità sul superbonus e sull’edilizia sono ancora al vaglio del tavolo tecnico. Sul superbonus continuano le novità, o forse, le ipotesi per provare a sbloccare i crediti incagliati. Il Governo sta studiando le modalità per un’apertura alle compensazioni con modello F24, ma in modo molto selettivo. La possibilità di smaltire i crediti bloccati, verrebbe data sì alle banche, ma non a tutte.
Il ministero dell’Economia è convinto, che le banche con ancora margini rilevanti per le compensazioni potrebbero attuare la moral suasion che i vertici del dicastero hanno già avviato nei primi confronti tecnici (cioè l’invito a correggere o rivedere determinate scelte).
Non si discute più dei miliardi da bonus, ma solamente dei cosiddetti debiti e dei crediti incagliati. Il problema principale è diventato il destino di questa fetta di crediti, che nessuno vuole o non può comprare. Si tratta di una riduzione di quasi il 90 % nel giro di pochi giorni.
Da dove nasce il credito incagliato?
L’incagliamento dei crediti può derivare da due circostanze:
- se l’impresa ha fatto troppi debiti rispetto ai ricavi, e dunque non è in grado ripagarli;
- oppure se la banca ha consesso troppo prestiti in maniera imprudente e ora fatica ad incassare le somme. I crediti incagliati sono quindi un caso tipico di finanza tossica, cioè di una finanza sconsiderata guidata dall’avidità o dagli errori della banca o dell’impresa.
Il credito incagliato, il classico caso di finanza tossica
Il tempo scorre velocemente e da ogni parte arrivano le pressioni per trovare la soluzione che non strozzi le imprese. Ma in generale che non strozzi l’economia. Dall’Ance arriva, come già da giorni, la sollecitazione ad affrettare i tempi.
Ance: «Imprese e famiglie non possono aspettare un’altra settimana, serve un segnale subito»
L’Ance (Associazione Nazionale Costruttori Edili), continua il suo pressing alle banche. La presidente Federica Brancaccio ha lanciato l’allarme sui principali media nazionali ed anche attraverso la trasmissione “Porta a Porta” di Bruno Vespa: “Imprese e famiglie non possono aspettare un’altra settimana, serve un segnale subito”.
Secondo la presidente Brancaccio la necessità di trovare immediatamente soluzioni per lo sblocco dei crediti incagliati anche aprendo all’acquisto delle partecipate è ormai diventato un punto estremamente urgente da affrontare in modo concreto. La necessità è quella di trovare immediatamente soluzioni per lo sblocco dei crediti incagliati anche aprendo all’acquisto delle partecipate, ha ribadito Brancaccio. Se le banche aprissero alle compensazioni sarebbe possibile riattivare il mercato senza attendere la metà di aprile, quando arriverà in Gazzetta Ufficiale la legge di conversione del decreto 11/2023.
Sblocco dei crediti bloccati: ma sono effettivamente incagliati?
C’è da chiedersi se tutti i quasi 20 miliardi di crediti bloccati nel sistema bancario sono effettivamente incagliati. Secondo i dati riportati dal Sole24Ore, quasi un terzo, pari a 6,1 miliardi (secondo l’ultimo monitoraggio dell’Agenzia delle Entrate), sarebbe proveniente da crediti problematici, dalla corsa al bonus facciate su cui pesa il problema delle frodi. In questo caso il problema che frena la gestione da parte delle banche è il forte rischio di inconsistenza del sottostante.
Dei quasi 14 miliardi che restano, però, non tutti sarebbero incagliati.
Enrico Zanetti, esperto fiscale e consigliere del ministro dell’Economia, ha spiegato all’audizione in commissione Finanze del Senato lo scorso 23 febbraio che «Una fetta non secondaria di questi crediti è in rampa di lancio, purtroppo una rampa sempre più complessa e con tempi sempre più lunghi».
Fra le ipotesi sul tavolo c’è anche quella di coinvolgere la Sace (la società controllata da parte del Ministero dell’economia e delle finanze, specializzata nel settore assicurativo-finanziario) per un meccanismo di garanzie, che però deve essere ancora chiarito nella sua declinazione tecnica e soprattutto nella sua eventuale efficacia.
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