Il nuovo sisma in Turchia, con morti e centinaia di feriti, riporta alla ribalta un dibattito, mai chiuso, su terremoto e vulnerabilità sismica in Italia. L’intervista ad Andrea Barocci, presidente dell’ISI, l’Associazione italiana di Ingegneria Sismica su quanto i cittadini siano consapevoli dei rischi correlati alla sicurezza degli immobili.
Intanto Torna la paura anche in Siria. La terra è tremata nuovamente. Cresce il numero delle prime vittime. È salito ad almeno sei morti e 294 feriti in Turchia il bilancio delle due nuove forti scosse di terremoto avvenute nella provincia sudorientale di Hatay, al confine con la Siria.
A renderlo noto il TRT 1 è canale televisivo della TRT, radio-televisione di Stato turca. Continuano le ricerche per tentare di salvare persone rimaste intrappolate sotto le macerie di alcuni edifici crollati.
Sono due le scosse di magnitudo 6.4 e 5.8 che hanno colpito a distanza di pochi minuti l’una dall’altra la provincia di Hatay, una delle più martoriate. Il terremoto del 6 febbraio, lo ricordiamo ha causato la morte di oltre 46 mila persone tra Turchia e Siria. Il bilancio non è ancora definitivo.
La vulnerabilità sismica in Italia
Quando si parla di terremoto è normale pensare alla vulnerabilità sismica. Ma come siamo combinati in Italia?
A tal proposito Andrea Barocci, presidente dell’ISI, l’Associazione italiana di Ingegneria Sismica, si era già espresso in occasione dell’anniversario dei 10 anni della storia dell’associazione: «Il PNRR è complesso e interessa in diversi punti la sismica in tutte le sei linee direttrici che fanno parte del piano. Come Associazione italiana di Ingegneria Sismica abbiamo proposto un documento focalizzato su due aspetti: il primo riguarda gli interventi sulle infrastrutture esistenti. A riguardo, ISI ha creato una commissione che affronterà questo tema da un punto di vista tecnico e propositivo».
Il terremoto che si è verificato in Turchia porta a fare delle riflessioni sullo stato di salute degli edifici italiani.
“La consapevolezza del cittadino rimane dunque l’anello debole“
“Il nostro patrimonio edilizio – ha detto Barocci nei giorni scorsi, attraverso una nota stampa – per il 70-75% è stato realizzato in assenza di criteri antisismici (prima della fascia temporale ‘81-‘85) e nei cittadini non esiste una consapevolezza: il sisma viene dimenticato troppo in fretta e rimane esclusivamente nella memoria di chi lo ha subito. Considerato che il nostro paese è zona sismica, il tutto si scontra con una scarsa memoria o con una volontà a voler rimuovere anche dal punto di vista normativo e governativo ciò che è accaduto“.
Secondo il presidente dell’ISI il cittadino non è consapevole. Di conseguenza non potrà agire per la messa in sicurezza dell’abitazione e non deciderà mai come misura di prevenzione di intervenire strutturalmente. Inoltre la comunicazione è lacunosa. Infatti, se in una compravendita viene indicata la classe di efficientamento energetico, al contrario non viene comunicato anche il livello di rischio sismico.
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