La figura dell’Energy Manager nella rivoluzione normativa ESG 

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L’Energy Manager ricopre un ruolo di fondamentale per il rispetto dei criteri ESG e per la rendicontazione di sostenibilità obbligatoria. Con la nuova Direttiva CSRD, vincolante dal 2024, le imprese dovranno pubblicare un Bilancio di sostenibilità. Vediamo in cosa consiste.

energy manager ESG



Il mese di marzo del 2024 è stato caratterizzato da un’intensa attività normativa, con un focus particolare sul Green Deal europeo e sugli obiettivi ad esso collegati. Tra le sfide più importanti da affrontare per le aziende vi sono la Corporate Social Responsibility (CSR) e i principi ESG (Environmental, Social, Governance).

Cosa sono i principi ESG?

Gli “ESG”, ovvero “Environmental, Social, Governance”, rappresentano i tre cardini su cui si basa l’impegno delle aziende per la sostenibilità.
Questi tre pilastri offrono un quadro tridimensionale per valutare le prestazioni aziendali, considerando gli impatti ambientali, sociali e di governance.

  • Il pilastro “E” si occupa delle questioni ambientali, come le emissioni di CO2, l’uso di energie rinnovabili e il consumo di risorse naturali. Monitorare questi dati aiuta a valutare l’impatto ambientale di un’azienda.
  • Il pilastro “S” riguarda la responsabilità sociale d’impresa. Include il rispetto dei diritti umani, la sicurezza e la salute dei lavoratori, nonché la promozione dell’uguaglianza e del benessere.
  • Infine, il pilastro “G” verte sulla governance aziendale, comprendendo la gestione etica e efficace dell’azienda.

La sostenibilità, riflessa attraverso gli ESG, può essere adattata in modi diversi a seconda delle caratteristiche e delle esigenze di ciascuna realtà aziendale. Essa offre quindi un approccio flessibile e universale verso la creazione di valore a lungo termine. La sua applicazione non conosce confini né settori specifici, poiché rappresenta un’impostazione trasversale che può essere integrata in ogni aspetto delle attività aziendali.

Perché i principi ESG sono importanti per un’azienda

Gli standard ESG consentono di valutare in modo preciso le performance ambientali, sociali e di governance di un’azienda, basandosi su parametri standardizzati e universalmente riconosciuti. Per lungo tempo, l’impegno sociale, ambientale e le buone pratiche di governance sono stati considerati una scelta discrezionale delle organizzazioni, con rappresentazioni e comunicazioni soggettive dei risultati ottenuti.

Tuttavia, i criteri ESG hanno introdotto un cambiamento significativo, permettendo di misurare e confrontare le attività aziendali in maniera obiettiva e condivisa. Grazie a questi criteri, le aziende possono ora valutare il proprio impatto e confrontarlo con quello di altre realtà. Di conseguenza dispongono di una base per una valutazione più accurata e trasparente delle proprie prestazioni ambientali, sociali e di governance.

La Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), vincolante dal 5 gennaio 2023

La CSR (Corporate Social Responsibility) è sempre stata una forma di autoregolamentazione aziendale basata sulla filantropia e sull’integrazione delle preoccupazioni sociali e ambientali nelle operazioni commerciali su base volontaria. Rappresenta un quadro generale di sostenibilità, dove le iniziative sono volontarie e non obbligatorie.

Il 16 dicembre 2022 l’Unione Europea ha pubblicato in Gazzetta Ufficiale UE la Direttiva UE 2022/2464 (Direttiva CSRD – Corporate Sustainability Reporting Directive) che riguarda la rendicontazione societaria di sostenibilità delle imprese. La Direttiva 2022/2464 modifica ampiamente il precedente regolamento (UE) n. 537/2014, la direttiva 2004/109/CE, la direttiva 2006/43/CE e la direttiva 2013/34/UE.

Questa iniziativa attualizza, rafforza e amplia le linee guida per la rendicontazione della sostenibilità. Infatti coinvolge un numero maggiore di aziende nell’obbligo di comunicare informazioni sulla sostenibilità, informazioni che in precedenza erano regolate dalla Direttiva sulla Rendicontazione Non Finanziaria (NFRD). Inizialmente la nuova Direttiva CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) era stata concepita come un’iniziativa volontaria per imprese, enti pubblici e associazioni. Invece è diventata vincolante il 5 gennaio 2023.

Corporate Social Responsibility, da volontaria a obbligatoria
Corporate Social Responsibility, da volontaria a obbligatoria

Rendicontazione di sostenibilità, a quali imprese si applica?

Secondo quanto previsto dalla Direttiva CSRD, i termini per conformarsi a essa variano in base alla tipologia aziendale.

La rendicontazione del bilancio di sostenibilità non riguarderà più solo le grandi aziende quotate in borsa o di interesse pubblico. Essa coinvolge imprese quotate e non quotate, che:

  • hanno più di 250 dipendenti e un fatturato annuo superiore a 40 milioni di euro;
  • oppure un totale di bilancio superiore a 20 milioni di euro a partire dal 2024, in relazione ai dati del 2023.
  • si aggiungono le aziende extra-UE dovranno dichiarare se generano oltre 150 milioni di euro sul mercato dell’UE.

Il bilancio di sostenibilità: criteri ESG e ruolo dell’Energy Manager

I criteri ESG hanno introdotto un cambiamento significativo, permettendo di misurare e confrontare le attività aziendali in maniera obiettiva e condivisa. Grazie a questi criteri, le aziende possono ora valutare il proprio impatto e confrontarlo con quello di altre realtà. Di conseguenza dispongono di una base per una valutazione più accurata e trasparente delle proprie prestazioni ambientali, sociali e di governance.

Le aziende soggette alla CSRD dovranno rendicontare secondo gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS). Gli standard sono sviluppati in forma di bozza dall’EFRAG, precedentemente noto come European Financial Reporting Advisory Group, un organismo indipendente che riunisce diverse parti interessate.

Il bilancio di sostenibilità che le aziende dovranno redigere contiene proprio le scelte aziendali in termini di sostenibilità economica, ambientale e sociale e si rifà naturalmente ai criteri ESG. Si tratta di un documento completo utilizzato dalle organizzazioni per misurare, monitorare e comunicare il loro impatto sulle dimensioni ambientali, economiche e sociali delle loro attività.

Questo strumento è stato sviluppato in risposta alla crescente consapevolezza dei problemi globali di sostenibilità, come il cambiamento climatico, la perdita di biodiversità, la povertà e le disuguaglianze sociali.
È quindi evidente che il percorso di Carbon Neutrality parte da una diagnosi energetica e ambientale guidata dall’Energy Manager secondo i principi dell’ESG e punta a:

  • l’ottimizzazione dei consumi e della spesa energetica,
  • un miglioramento delle condizioni ambientali e dei luoghi di lavoro,
  • un impatto positivo sull’ambiente,
  • un miglioramento dell’immagine verso l’esterno.

Differenza tra ESG e CSRD

Gli ESG (Environmental, Social, Governance) forniscono indicatori misurabili relativi alla sostenibilità, all’etica e alla governance aziendale. Essi consentono quindi agli investitori e ad altre parti interessate di valutare l’impatto e la responsabilità di un’azienda in modo più preciso e concreto.

La CSRD (Direttiva di Corporate Social Responsibility), invece, è incentrata sulla responsabilità sociale di impresa e sull’integrazione di valori di sostenibilità nella cultura aziendale.

Tempi di adozione

Da quanto detto finora è evidente un insieme più ampio di grandi aziende, nonché di PMI quotate, sarà ora tenuto a rendicontare sulla sostenibilità.

Le prime aziende dovranno applicare le nuove regole per la prima volta nell’anno finanziario 2024 per i report pubblicati nel 2025. Le grandi aziende di interesse pubblico già soggette alla NFRD dovranno adeguarsi alle disposizioni a partire dal 1° gennaio 2024 per i report che saranno pubblicati nel 2025. Le grandi aziende che non erano soggette alla NFRD avranno tempo fino al 1° gennaio 2025 per adeguarsi alle norme, per i report pubblicati nel 2026.

Per quanto riguarda le PMI e le altre imprese soggette, la scadenza è fissata per il 1° gennaio 2026 per i report relativi al 2027.

Le PMI possono ritardare l’adozione del Bilancio di Sostenibilità fino al 2028.

L’Energy Manager come chiave di volta per la sostenibilità aziendale e i criteri ESG

Nel contesto di questa rivoluzione normativa, emerge il ruolo cruciale dell’Energy Manager nell’implementazione di politiche energetiche sostenibili all’interno delle aziende. Questa figura professionale è incaricata di gestire e ottimizzare l’uso dell’energia all’interno di un’organizzazione, con l’obiettivo di ridurre i consumi energetici e migliorare l’efficienza complessiva.

L’Energy Manager riveste un ruolo fondamentale nel perseguire gli obiettivi ambientali delle aziende e soddisfare i criteri ESG. Nel contesto della rendicontazione di sostenibilità, l’Energy Manager fornisce dati essenziali sul consumo energetico dell’azienda e sull’efficacia delle strategie adottate per ridurlo. Questi dati sono fondamentali per valutare le prestazioni ambientali dell’azienda e comunicare in modo trasparente con gli stakeholder. In questo modo l’Energy Manager contribuisce proattivamente alla dimensione “S” (Social) dell’ESG.

Inoltre partendo dai criteri ESG l’Energy Manager può guidare l’impresa verso un uso più razionale dei consumi energetici grazie a un Sistema di Gestione dell’Energia (SGE), con un’attenzione al risparmio e all’efficientamento energetico.

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